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I 5 migliori giovani artisti italiani

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L’Italia, come ben si sa, è terra di artisti da sempre. In questi tempi oggettivamente complessi da decifrare, sono diversi i giovani che, con il loro talento, stanno dominando la scena nazionale e internazionale. Nelle prossime righe, scopriamo chi sono e come si stanno distinguendo.

Enrica Toso

Enrica Toso, nata a Padova, è indubbiamente una delle artiste italiane più interessanti del momento. Con una propensione alla creatività palese fin da bambina, ama sperimentare nell’arte pittorica, utilizzando materiali come l’argilla e il legno.

Anche per quanto riguarda l’utilizzo di pennelli e colori l’approccio sperimentale è concreto. A dimostrazione di ciò, è possibile rammentare la tendenza a usare, per le sue opere, colori a olio, acquerelli, ma anche acrilico. I pennelli a cui fa ricorso, invece, variano da quelli con la punta sintetica fino ai modelli realizzati in materiali naturali.

Nel corso della sua carriera, ha partecipato a diverse esposizioni importanti. Tra queste, è possibile citare il Premio Internazionale Michelangelo “Artista dell’Anno”, promosso da Palermo Creatività ArtExpo.

Nella sua terra natia, per la precisione a Massanzago, provincia di Padova, è possibile ammirare una mostra permanente al Deja Vu Caffè, dove le sue opere vengono esposte a rotazione.

Matteo Rubbi

Classe 1980, è nato a Seriate, in provincia di Bergamo. Attivo da anni come artista, è co-fondatore di un’associazione che, con base in Sardegna, per la precisione nel Sulcis-Iglesiente, si propone lo scopo di trovare una sinergia perfetta tra arte contemporanea e identità culturali locali.

Nelle sue opere, che spaziano dai quadri, agli allestimenti, fino alle performance, l’osservatore è invitato non solo a scrutare dentro sé stesso, ma anche da analizzare il suo ruolo nella società.

Un aspetto interessante che distingue l’opera di Rubbi riguarda la tendenza dell’artista a invitare gli osservatori, che vengono coinvolti in workshop, a collaborare con lui alla realizzazione delle opere.

Serena Vestrucci

Classe 1986, è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha conseguito successivamente la laurea magistrale in Progettazione e Produzione delle Arti Visive allo IUAV di Venezia.

Con opere esposte nell’ambito di rassegne di respiro internazionale come la Milano Drawing Week, attraverso la sua opera cerca di indagare la profondità dell’esperienza umana cercando ispirazione e punti di vista inaspettati da oggetti comuni.

Come ricorda l’artista stessa, la sua opera, che si contraddistingue per esempi particolarmente noti come Giù le Scarpe dal Tavolo e Strappo alla Regola, che ha visto l’artista cucire assieme, per creare un cielo stellato, circa 90 metri quadri di bandiere UE, vede gli oggetti ordinari essere interessati da una decontestualizzazione e, come ricorda l’artista stessa, trasferiti in un campo d’azione diverso.

Caterina Erica Shanta

Nata in Germania nel 1986, Erika Shanta lavora a Pordenone e ha studiato presso lo IUAV di Venezia. Lavora soprattutto con le immagini in movimento, ponendosi come fine quello di scoprire, con in mano immagini prodotti da altri artisti, come queste siano tra loro collegate.

Filmati e foto d’archivio sono il suo materiale di creazione principale, il fulcro di un percorso artistico che si fonda sulla ricerca di una nuova definizione delle immagini che caratterizza il linguaggio documentaristico.

Il suo primo show, Another Second Skin, è andato in scena nel 2015 presso la Fabbrica del Vapore di Milano.

L’ultima esposizione, invece, ha come titolo Il Cielo Stellato e, con la curatela di Marta Cereda, è andata in scena presso la sede di Careof, organizzazione non profit per l’arte contemporanea fondata nel 1987 (i suoi spazi si trovano all’interno della Fabbrica del Vapore).

Annalisa De Luca

Classe 1979, è nata a Ortona, in provincia di Chieti (Abruzzo). La fotografa racconta il corpo in tutta la sua potenza, lo ritrae libero, intenzionato a esprimersi e a non omologarsi agli standard che vengono imposti dalla società.

La sua opera è un tentativo, perfettamente riuscito, di andare oltre a un racconto dell’esperienza femminile che dura ormai da millenni e che, troppo spesso, è all’insegna di oppressione, soffocamento e imposizione.

La sua opera fotografica si contraddistingue per un pregevole gioco di contrasti che, in qualche modo, può ricordare lo stesso approccio adottato nei suoi quadri dal Caravaggio.

Anche se nelle produzioni della fotografa abruzzese sono inclusi pure altri soggetti, è soprattutto l’autoritratto il suo terreno di ricerca, un luogo dell’anima e dell’arte attraverso il quale non può fare a meno di indagare costantemente se stessa.

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